In principio era il dormire. I nostri progenitori, come molti primati, non avevano bisogno di alcun ausilio particolare per espletare quest’indispensabile
pratica fisiologica. È con l’evoluzione che si affinano nuove sensibilità e nascono nuove esigenze: la nuda terra comincia a essere percepita come dura, fredda, umida, sporca.
Possiamo immaginare che per rendere più confortevole il nostro giaciglio,
dai tempi del neolitico e per lunghe ere successive, si ricorresse alla consuetudine di ammonticchiare residui vegetali secchi a mo’ di nido e di renderli più accoglienti con la copertura di qualche pelle di animale.
Le origini
«Gli uomini primitivi […] non è vero che con lunghi lamenti cercavano il giorno e il sole, vagando atterriti per le campagne nelle ombre della notte, ma silenziosi ed immersi nel sonno aspettano che il sole riportasse
in cielo la luce con la sua rosea fiaccola […] stendevano
nude a terra le loro membra […] avvolgendosi tutt’intorno con foglie e con rami» (Lucrezio, De rerum natura, V).
Alla base della necessità di costruire giacigli occasionali
costituiti da fronde e rami freschi nell’era Neolitica, verrà posto il nomadismo pastorale in quanto ostacolo ad
ogni opera non effimera nell’architettura e nell’arredamento della casa.
Gli elementi del giaciglio saranno fonte di ispirazione
per Virgilio che nelle Bucoliche descrive, per mezzo
del pastore Titiro: «Tu potresti tuttavia ripararti qui con
me per questa notte sopra foglie verdi, mele mature,
castagne dolci e abbondanza di latte compresso, mi
appartengono» e per Omero che descrive il giaciglio
approntato per Ulisse, tornato ad Itaca sotto le mentite
spoglie di un mendicante, dal suo servo Eumèo, il quale
«l’introdusse/Nel padiglione suo. Qui di fogliosi/Virgulti
densi, sovra cui velloso/Cuoio distese di selvaggia capra,/Gli feo, non so qual più, se letto o seggio» dove poi
banchetterà.
Troviamo in Egitto i resti del rivestimento aureo di un letto appartenuto alla regina Hetep-heres del 2690 a.C., dotato di ricche decorazioni e cortine volte ad allontanare gli insetti, dell’anima lignea non rimane traccia.
Un letto ancora in uso in Egitto è il kafas, costituito dall’intreccio delle coste centrali delle foglie di palma, usato dai sacerdoti.
Presso i medi ed i persiani, che seguiranno gli assiri nella dominazione dell’Asia assorbendone la civiltà, la costruzione dei mobili è caratterizzata da grande leggerezza e raffinatezza, fino a giungere all’arte del drappeggio per ricoprire totalmente i letti, ad esclusione dei piedi, per gli appoggi a terra eseguiti con literie
preziose.
In ogni caso, il primo reperto che documenta storicamente l’evoluzione del
materasso è molto più tardo. Risale al 79 d.C. ed è stato ritrovato a Pompei,
dov’è tutt’ora esposto. Consiste in una sorta di giaciglio trasportabile, ora
carbonizzato, in lana e fibre vegetali.
Questo, per quanto riguarda l’origine della “cosa”. Il suo nome, invece, non
deriva dal latino, ma dall’arabo. La sua radice, trh, è un verbo che significa gettare. È presente nella parola almatrha, che identifica un cuscino o un tappeto facilmente trasportabile; qualcosa che si “getta” a terra, per rendere il suolo più confortevole.
La parola almatrha e la sua radice trh, probabilmente introdotte nel Mediterraneo del Nord attraverso gli scambi con i mercanti musulmani, migrano nei termini spagnoli almadraque e mataraffes, quest’ultimo riscontrato in un documento dell’anno 938; quindi nel catalano matalafs e nel tardo latino mataracium o mataratium, diffusisi in Italia (prima attestazione del termine nel 1266 a Bari) e Provenza, e poi nel resto d’Europa.
Nei primi secoli del secondo millennio il materasso era costituito da un involucro in tessuto, imbottito di baccelli di pisello, di paglia, di piume o di lana, e talvolta rivestito di broccato, di velluto o di seta. Tecnologicamente, non ci sono differenze davvero sostanziali rispetto al manufatto pompeiano.
Una nuova idea nasce assai più tardi, nel 1478: in Francia viene inventato un particolare tipo di materasso, il Lit de vent. Involucro in cuoio impermeabile all’aria, poteva essere gonfiato mediante un soffietto, per diventare un letto elastico e facilmente trasportabile